L’allarme lanciato dal vescovo di Cefalù, S.E. Mons. Manzella, riporta oggi nuovamente in primo piano l’annosa questione dell’Ospedale di Petralia, potenziale vittima di un indiscriminato ridimensionamento dei servizi e bersaglio ricorrente di una politica indifferente alle esigenze del territorio.
Ricordo che nell’ottobre 2007 – sono passati tre anni – l’eco della mobilitazione promossa per gli stessi, identici motivi, da amministratori e comunità interessate arrivò in Parlamento, ove, grazie al nostro impegno, raccolse il sostegno trasversale di molti esponenti politici. Allora non se ne fece nulla, ma la vicenda sembra riaffiorare ogniqualvolta si parla di tagli e chiusura di servizi.
Oggi si prospetta di nuovo la possibilità che il nosocomio madonita subisca ulteriori tagli nei servizi che forse potrebbero preludere alla sua chiusura, con le gravissime conseguenze per una comunità sempre più anziana e, per questo, meritevole di particolari attenzioni e cure. Non a caso un appello forte ed autorevole, per il quale siamo profondamente grati, viene lanciato dal Vescovo di Cefalù alla politica, perché non si dimostri miope e contraddittoria.
E’ necessario rivendicare, oggi più di prima e non certo per interesse di campanile, il diritto al rilancio dell’Ospedale “Madonna dell’Alto” perché continui ad assicurare, pur tra difficoltà e talvolta in carenza dei mezzi necessari, un servizio fondamentale in un largo comprensorio, come noto lontano dai grandi centri. Anzi è tempo di ridare respiro alla struttura arricchendone possibilmente l’offerta con i servizi di lungo degenza e riabilitazione tante volte promessi e mai realizzati.
Voglio augurarmi che il Governo regionale e l’Assessore alla Sanità aderiscano con slancio all’appello lanciato da Mons. Manzella, dimostrando alla debole popolazione delle Madonie segnali tangibili di discontinuità rispetto alle politiche sanitarie evanescenti del passato. Sono altri gli ambiti su cui ricercare sprechi e disservizi che hanno causato il dissesto della sanità siciliana.