12/12/2007 |
«Binetti fuori dal Pd» Unione spaccata sul tradimento teodem
La fiducia negata al governo da parte della senatrice Paola
Binetti continua a infiammare gli animi nella maggioranza ma
soprattutto dentro il Partito democratico. Il suo voto di
“coscienza” dovuto al rifiuto della norma antiomofobia
inserita nel pacchetto sicurezza non è stato ancora digerito
da molti dei suoi alleati, che hanno chiesto a gran voce le
dimissioni e addirittura l’«espulsione» della Binetti dal
Pd. Sono soprattutto i prodiani ad alzare la voce contro la
rappresentante dell’ala cattolica più intransigente
dell’Unione. A essere maligni si potrebbe pure leggere
dietro questa richiesta di dimissioni un’azione offensiva
indiretta per mettere in difficoltà il leader del Pd, Walter
Veltroni che “serenamente e pacatamente” deve trovare la
quadratura del cerchio tra i teodem e i laici senza urtare
la sensibilità delle gerarchie vaticane.
Dopo che il presidente del Senato, Franco Marini, dal suo autorevole scranno aveva dichiarato di giudicare «ridicola» la richiesta di espulsione per la Binetti, ieri Andrea Papini e Franco Monaco hanno rinnovato le loro rivendicazioni nei confronti della Binetti. «Chi non vota la fiducia al proprio governo si mette fuori da sé dalla maggioranza e dal gruppo parlamentare», dice Monaco che osserva pure come «l’obiezione di coscienza non dovrebbe mai essere gratis né consumata in allegria». Monaco dunque considera inevitabile l’uscita della Binetti dal partito. Papini tra l’ironico e l’indignato sostiene di ritenere «impossibile» che, trascurando il suo ruolo super partes, il presidente Marini possa essere sceso in campo in difesa della Binetti. Critiche che non piacciono per niente ai senatori del Pd-L’Ulivo Franco Bruno, Bartolo Fazio, Claudio Molinari e Paolo Rossi che, invece di chiedere silenzio come fa Papini, auspicano invece «che il presidente Marini non faccia mai mancare i suoi preziosi consigli a tutto il Partito democratico». Chi attacca la Binetti poi sa bene che non deve commettere l’errore di considerarla un’isolata dentro il Pd. Al suo fianco non ci sono soltanto gli altri teodem. L’espulsione della Binetti sarebbe «una follia» per Peppino Caldarola. Le sue scelte, dice, rappresentano «un modo di sentire di una parte del mondo cattolico che sarebbe sbagliato respingere». |