22/01/2008
L’approvazione di una risoluzione parlamentare per la ricerca di “progetti alternativi” ha sostanzialmente evidenziato il blocco, per altro già operativo. Dell’opera. Fazio: “chi risarcirà il territorio madonita?” Il gran bluff della Diga di Blufi
“La Diga di Blufi non sarà completata. Su questa circostanza, è calato un pietoso e collettivo silenzio. Eppure, la notizia va annunciata nella sua crudezza. Una risoluzione parlamentare ha dato un sostanziale via libera all’individuazione di ”progetti alternativi”. Nessuno, però, parla di chi interverrà per ristorare Blufi e le Madonie dell’incalcolabile danno subito in questi anni. Il territorio madonita e la sua comunità non possono essere abbandonati così. Porterò la vicenda in Parlamento con una risoluzione che impegni il governo in tal senso”. Così il senatore del Partito democratico Bartolo Fazio, sulla vicenda della Diga di Blufi. Fazio sottolinea che le opere realizzate a Blufi “hanno prodotto unicamente gravi danni ambientali, con modifica degli equilibri idro-geologici all’interno di una delle zone di maggior rilevanza paesaggistica ed ambientale del Parco delle Madonie. Per non parlare dell’inutile attività di esproprio dei terreni su cui realizzare un'opera che non verrà mai completata”. Il futuro resta incerto: “Da un lato, la Giunta regionale dichiara espressamente di voler completare l’opera, ma – a quanto pare - si guarda bene dal rispondere a richieste di atti da parte dei competenti dicasteri, dando così l’impressione di voler tergiversare e lasciare ad altri questa patata bollente. Sull’altro versante una risoluzione della Camera, presentata da alcuni colleghi siciliani e certamente animata dalla volontà di contribuire alla soluzione del problema dell’approvvigionamento idrico di tre province, che indicando la necessità di reperire “progetti alternativi” dà per scontato che il lungo e tormentato capitolo sulla diga sia giunto all’ultimo atto. Tra questi due fronti – l’indifferenza da un lato ed il superamento dall’altro – stanno, compresse e preoccupate, le comunità di Blufi e di altri comuni madoniti, che temono l’ennesima beffa. Chi, quando ed in che modo risarcirà Blufi e le Madonie del danno subito in termini di distruzione di un ecosistema e di un’inutile modificazione del paesaggio?”, domanda Fazio. ”Condivido l'indicazione dell'VIII Commissione della Camera per la creazione immediata di un tavolo tecnico operativo che unisca i soggetti istituzionali coinvolti. Una conferenza di servizi pensata in tempi brevi a partire da una presenza minimale e necessaria che non può che contemplare l’intervento di: Ministero delle Infrastrutture, Agenzia Regionale per i Rifiuti e le Acque, Parco delle Madonie, Autorità d'Ambito delle Province di Palermo, Caltanissetta, Enna ed Agrigento e soggetti gestori delle reti acquedottistiche di sovrambito e d'ambito interessati. Fazio avanza una serie di proposte: “Ritengo non più rinviabili alcuni interventi a breve, tra i quali quelli atti a migliorare la funzionalità delle opere esistenti ed attualmente utilizzabili, finalizzati alla rimessa in funzione del potabilizzatore Irosa, con l'eventuale realizzazione di una condotta di collegamento tra la traversa di quota 905 e la traversa Blufi, anche al fine di migliorare la qualità delle acque in arrivo al potabilizzatore stesso. Si dovrà altresì procedere con la ristrutturazione ed il miglioramento delle vetuste opere di captazione del gruppo di sorgenti “Cella” in territorio comunale di Petralia Sottana al fine del potenziamento dell’alimentazione del partitore “Cella” da cui si diparte un ramo dell’Acquedotto Madonie est a servizio di parecchi comuni del nisseno. Sarà inoltre necessario, e l’elenco non può essere ovviamente esaustivo, prevedere interventi atti a re-integrare, seppur parzialmente, le risorse idriche sottratte ai comuni del versante settentrionale delle Madonie a seguito del danneggiamento delle falde di alimentazione delle sorgenti di tale versante”. Ma soprattutto, Fazio chiede che le adottando “soluzioni infrastrutturali alternative alla costruzione della diga, finalizzate al potenziamento ed al miglioramento dell'approvvigionamento idrico delle province di Enna, Caltanissetta ed Agrigento”, non si trascurino “attività urgenti di ri-naturazione e rimessa in pristino delle aree interessate dai lavori di costruzione della diga e dalle altre opere qui ricordate, con ovvia e massima priorità agli interventi all'interno del Parco delle Madonie ed a quelli capaci di rilanciare le pratiche agricole nei territori dei comuni di Blufi e Castellana Sicula, al fine di cominciare a parlare di ristoro, ancorché parziale, dei danni derivanti dall'abbandono dei terreni occupati e/o espropriati per la realizzazione della diga”.
- 22 gennaio 2008 - |